Anna
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Adoro correre perché non ci sono naturalmente portata. Ed è così un po’ per tutto.
Veneta di nascita, vivo appena oltre il confine friulano insieme al mio compagno e a un gatto di nome Gato che ho incontrato ad una sagra.
Veneta di nascita, vivo appena oltre il confine friulano insieme al mio compagno e a un gatto di nome Gato che ho incontrato ad una sagra.
Mi considero una persona creativa e curiosa. Infatti mi appassiono facilmente a quello che scopro e nel tempo libero mi piace dedicarmi al DIY. Questo negli anni mi ha portato a sviluppare capacità secondarie tra cui il ricamo su magliette, la creazione di gioielli bruttini, l’hula-hop acrobatico e molto altro. Tutte cose utili per iniziare conversazioni e riempirsi casa di cianfrusaglie.
Adoro conoscere culture diverse dalla mia, se non ci riesco con i viaggi ci provo con le amicizie e con il cibo.
Mi piace correre e ho fatto alcune mezze maratone. Non sono veloce ma ho un passo costante e vado bene nelle salite. La corsa è una maestra di vita: mi ha insegnato a essere competitiva con me stessa, a finire quello che inizio e a tenermi idratata. Una grande verità è che dal 15° km in poi conta più la testa che le gambe. Può sembrare uno sport solitario ma solo correndo insieme a chi è più veloce si migliora davvero.
Sono stata e rimarrò sempre una Beatlemaniac (team George Harrison), ma la mia canzone della vita è White Room dei Cream, in particolare dove dice “yellow tigers crossing jungles in her dark eyes”.
Sono un po’ secchiona e mi piace leggere i classici. Ho letto tutto quello che hanno scritto Bulgakov e Gogol. Quando avrò finito di leggere tutto Gabriel Garcia Marquez avrò un problema.
Prima di conoscere le persone preferisco osservarle. Infatti amo disegnare, soprattutto ritratti (per anni ho disegnato anche caricature per i papiri di laurea) .
Dell’Adv mi piace, in fondo, proprio questo: dietro a ogni clic c’è una persona con i suoi desideri e le sue abitudini che interagisce con un algoritmo. E questo tipo di rapporto è affascinante e pieno di possibilità.
Vedo il lavoro in MOCA come il percorso di una maratona, da affrontare a modo mio: a passo costante, con la linea del traguardo che si sposta ogni volta un po’ più in là, in modo da essere sempre in quel momento in cui si pensa “ancora qualche metro, ancora un po’ più avanti…”
Fuori dal lavoro
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